Ecco la domanda da 1 milione di dollari. Eh si, perché tra le dinamiche più comuni c’è quella del cane che, a passeggio e tenuto al guinzaglio, tenta ti uccidere tutti o la maggior parte dei cani che incontra lungo il proprio cammino nonostante non manifesti alcun tipo (evidente) di aggressività nel caso in cui viene lasciato libero.
Perché succede questo? Come possiamo far fronte a questo tipo di comportamenti?
Le risposte possono essere molteplici, come molteplici sono le dinamiche sociali tra cane e compagno umano, le personalità e le modalità del cane di esprimersi.
Sicuramente possiamo definire qualche categoria che ci aiuta a comprendere di più, in ordine di frequenza e importanza.
- Il proprietario non ha idea di come si tenga un guinzaglio in mano.
Quanto banale quanto comune, nella top five troviamo l’assenza di competenze tecniche da parte del compagno umano. L’essere inconsapevoli potrebbe essere un aiuto e un’agevolazione in certe situazioni, ad esempio in un caso di tensione tra due cani prossimi all’aggressione, una incapacità nella lettura dei segnali aiuta a non scatenare una serie di emozioni o pensieri negativi che potrebbero influenzarne l’esito (anche se in generale preferisco che ci sia una chiara consapevolezza di quello che accade), ma nella gestione del guinzaglio risulta importante conoscere un minimo di tecnica e utilizzare strumenti adeguati. Piccola postilla. Il livello di difficoltà nella gestione del guinzaglio aumenta con cani di piccola taglia, in quanto più leggeri e sensibili a strattonate o spostamenti improvvisi.PS: lo so che state pensando al pinscher al guinzaglio che ha maledetto voi e il vostro cane l’altro giorno al parchetto).
- Incapacità di relazionarsi con gli altri cani.
Non tutti i cani sono amici tra loro, alcuni si vogliono bene altri se potessero si mangerebbero tra loro. Dinamiche sociali, non sempre comprensibili.Quello che sicuramente possiamo analizzare è la modalità che alcuni cani hanno nel manifestare una certa intolleranza verso un proprio simile, perché come si dice: c’è modo e modo. Per esempio “posso anche dirti che non mi piaci evitando di ringhiarti e abbaiarti”. Il capitolo “difficoltà nelle relazioni” è molto ampio, sicuramente possiamo dare al cane la possibilità di imparare (perché di questo si tratta) a comunicare con gli altri, perché se è vero che spesso un comportamento aggressivo è sinonimo di comunicazione (ricordiamoci che i cani hanno un approccio istintuale ed emozionale alle situazioni), è altresì vero che in alcuni di questi casi il livello e l’intensità vanno oltre una necessità di comunicare, ma sfogano in veri e propri sequestri emotivi. Emozioni e relazioni: dinamiche differenti, ma legate una con l’altra.
- Il cane non è in grado di assumere la responsabilità di se stesso.
Sul podio dobbiamo necessariamente passare per la responsabilità. Sì, perché se da un lato noi umani abbiamo la piena responsabilità del nostro compagno a quattro zampe, è altresì vero che la crescita del cane inteso come individuo, e quindi come essere con una propria personalità definita e proprie caratteristiche, necessita di fare esperienze in autonomia, un aspetto che spesso si scontra il nostro bisogno di tutelare sempre, comunque e in ogni circostanza.
Forse estremizzando ma non troppo, possiamo parlare di cane viziato? Sì, come conseguenza diretta del “viziare” il nostro bisogno di essere mamma chioccia sempre e comunque. I cani vanno responsabilizzati, devono saper affrontare un problema reale di vita, non un problem solving (chi ha orecchie per intendere…), e l’incontro con un cane estraneo potrebbe esserlo. Per questo un cane adulto e immaturo, potrà sentirsi in diritto di mandare a quel paese sbraitando un cane estraneo di passaggio, proprio perché alle sue spalle e con il guinzaglio in mano ci sarà un proprietario, legittimamente premuroso e inconsapevolmente troppo protettivo.
- Assenza di fiducia del compagno umano.
La fiducia si lega alla responsabilità e quest’ultima alla capacità di gestire un legame. Se io non mi fido del mio cane lui non si fiderà di me, di conseguenza non sarà in grado di assumersi delle responsabilità che lo faranno crescere (vedi punto 3). Mettere il cane nella posizione di fidarsi di noi richiede un certo carisma. Lui/lei deve sapere che può contare su di noi, che abbiamo sempre la situazione in pugno, che sappiamo sempre qual è la cosa giusta da fare. Fiducia nella relazione con il cane è portare alla concretizzazione il nostro reale potere personale e proprio nel contesto della gestione del guinzaglio queste dinamiche emergono con forza, semplicemente perché il guinzaglio è un legame, è un’influenza reciproca tra due individui. Legami e potere personale sono i punti fondamentali che partendo dal proprietario, si muovono all’interno della relazione uomo – cane (vedi articolo Guinzaglio legami e potere).
In natura un animale in difficoltà può avere due strade, la fuga o l’aggressione. Per un cane insicuro e in difficoltà, essere al guinzaglio significa non avere possibilità di fuga, per questo la nostra responsabilità aumenta e viene legittimata dalla nostra capacità di essere un punto di riferimento per il vostro cane.
- Stress, stress, stress
Un fluire di emozioni continue. Questo sono i nostri cani e perché no, anche noi umani. Le emozioni condizionano la nostra vita, il nostro passato, presente e futuro. Influenzano le nostre relazioni, le nostre attività, tutto! Nella gestione del guinzaglio, ma in ogni momento e anche a distanza, il cane è influenzato dallo stato emozionale del compagno umano.
Stress (1) inteso come l’emotività del proprietario durante la passeggiata al guinzaglio, Stress (2) inteso come la condizione emotiva del cane che porta ed essere più reattivo agli stimoli, come per esempio, un cane estraneo, Stress (3) inteso come “io sono un cane, tu non mi piaci e devi morire male” ergo frustrazione, rabbia.
Nel primo caso lo spiego in un articolo che vi invito a leggere, nel secondo invece possiamo concentrarci sulla difficoltà da parte del cane di gestire un certo tipo di situazione a causa di fattori ambientali come rumori, traffico, persone o sociali interni alla relazione o alla gestione, ad esempio l’uso di metodi violenti. In questo caso il cane esasperato dallo stress aggredisce un cane esterno più per la difficoltà emozionale che sta vivendo che per un fattore puramente sociale, anche se responsabile in piccola percentuale. Nel terzo caso (Stress 3) vi invito a rileggervi la quarta posizione in classifica.
Federico Bettoni